Cos’è questo cinguettio… Rondini? No. Pipistrelli.

Oggi alla stazione di Agra abbiamo salutato il nostro autista Arjun. Siamo saliti sul treno sentendoci finalmente liberi ma al tempo stesso un po’ inquieti. Da ora in poi siamo davvero soli: nel bene e nel male.
Il treno per Gwalior di prima classe non è male. Secondo i canoni indiani. Però qui ci tengono molto e così un tipo in giacchetta mi serve anche la colazione. Su di un vassoio un po’ lurido mi trovo un bell’uovo fritto con peperoni e patate fritte. Ci metto un po’ a capire che sono patate fritte perchè sono quasi nere.
Ripenso subito a mia mamma che non butta via mai niente e spesso mette nella frittata avanzi dalla cena della sera prima. Questo pensiero mi fa consumare il mio uovo con piacere e anche con un po’ di nostalgia. Paola, più saggia di me, non tocca niente.
Dopo circa 3 minuti mi alzo come un indiavolato e corro al cesso. Riesco a mala pena ad aprire la porta prima di vomitare tutto.
Che dire… vomitare su di un treno in corsa in India: Check!

Arrivare a Gwalior è stata una grande sorpresa. E’ un posto assurdo con un immenso sito archeologico, perfetto per l’Indiana Jones che è in me. Una stradina, che parte dalla base di una montagna, attraversa prima una fitta vegetazione per poi arrivare a una fortezza (tutta di marmo rosso) praticamente inespugnabile.
Lungo la via vediamo anche un buco scavato nella roccia su di una parete praticamente verticale. Li dentro ci abita un bramino: uno vero: non come quello che di ha fatto il “passaporto di Puskar”. Da quel buco, con un altoparlante, quando si sente degno, ammaestra le folle con racconti di fede Indù.

Una volta dentro le mura ci addentriamo in un palazzo che pare (di nuovo) quello di Pencott: ed è come quello del film: sfarzoso e scavato interamente su tre livelli sotterranei nella roccia. È possibile esplorarlo tutto e così, armati di torcia del cellulare, ci avventuriamo nelle profondità  della montagna. Vi troviamo enormi sale riccamente decorate anche se avvolte dall’oscurità e un dedalo di cunicoli .
Arrivati al terzo piano sotto terra  sentiamo un forte cinguettio. Paola mi fa: “che animali ci sono? Sento degli strani rumori…“. Io, che sono cresciuto in campagna, rispondo prontamente: “SONO RONDINI! Non le senti cinguettare?“.
Mentre pronuncio queste parole mi rendo conto che la cosa mi suona strana anche a me… Come fanno a uscire da li sotto?
Così punto il cellulare sul soffitto e ci rendiamo conto che sulle nostre teste ci sono appesi una quantità spropositata di pipistrelli! Ma i pipistrelli non usano gli ultrasuoni? mi dico incredulo…
Appena li illumino alcuni di questi iniziano a volare. Bellissimo. SONO INDIANA JONES.

Usciti dal palazzo esploriamo il parco con molti palazzi, varie riserve d’acqua piovana e le mura. Non c’è praticamente nessuno se non dei ragazzi che si tuffano carpiati nella discutibile acqua lurida di una delle cisterna.
Il tipico caldo umido ed i consueti 40 gradi non mi aiutano a stare meglio… ok, ho vomitato ma non sto ancora del tutto bene, avvelenato da quella colazione-lusso della mattina in treno.
Improvvisamente SO (non mi chiedete come) che ho al massimo 2 minuti per trovare una bagno. Mi rendo però conto che un sito archeologico (sopratutto in India) non avrà MAI un cesso al suo interno.
Così mentre mi trovavo in una palazzina in stile coloniale (ho scelto di proposito un edifico recente) sono andato al bagno. Che dire… Andare al cesso in un sito archeologico…. Check!

Proseguendo l’esplorazione noto che l’intero sito è invaso da millepiedi oltre che da i soliti scoiattoli e volatili vari. Nella verzura ho anche incontrato un furetto. Che strano! Li ho sempre visti in gabbia o al collo di ricchi stronzi. Invece questo mi ha guardato (facciamo che mi ha sorriso ;-P) e si è dileguato nel verde.

Finito il giro nella fortezza ci siamo avventurati nello struscico della città vecchia che mi ha ricordato molto le foto che ho visto sui giornali di Kabul. Bellissima.
Per finire un tuk tuk ci ha portato all’umile alberghetto che avevamo prenotato, sporco ma gestito da persone di gran cuore. E io mi sento a casa.

 

 

La Gallery della città di Gwailor e della sua roccaforte

 

Gwalior un forte particolare

La fortezza, a forma conica, è costruita su un poggio solitario circondato da altre colline simili. Un piccolo fiume Swarnrekha scorre vicino al palazzo. Le formazioni rocciose che dominano il Forte variano nella gamma dell’ocra e sono sovrastate da basalto. Le rocce della collina, anche se costituite da uno strato orizzontale, formano quasi un precipizio perpendicolare. Il Forte si trova ad un’altitudine di circa 102 m. nel punto più elevato, ha una lunghezza di 2,4 km. ed una larghezza media di 270 m.
Il Forte Gwalior occupa anche un posto unico nella civiltà umana essendo il luogo in cui si usò per la prima volta il numero zero. Noto anche come Shunya in sanscrito, questo sito è di interesse matematico a causa di ciò che è scritto su una tavoletta che registra la creazione di un piccolo tempio indù del IX secolo sul lato orientale del pianoro. Per puro caso, registra l’uso più antico dello “0” in India e per questo motivo può essergli assegnata una data certa.