Agra Fort ed il Taj Mahal

La giornata ad Agra è stata bella e brutta. Diciamo che la parte centrale dove abbiamo visto il Taj Mahal e l’Agra Fort è stata bellissima. Il prima e il dopo no.
Metterò in corsivo le parti brutte, così se volete potete saltarle :-P


Oggi Taj Mahal. La sera prima, quando siamo arrivati ad Agra ero rimasto un po’ deluso, questo perchè nella guida si leggono stronzate del tipo: andate a vedere il Taj Mahal di notte, sarà bellissimo. In realtà oltre al caldo, lo sporco e la gente… un po’ a quella maniera, è tutto spento. Non si vede un cazzo. Capisci che è li perché vedi un blocco più scuro nel cielo. Ah, è pure (giustamente) presidiato dall’esercito.
Arrivati all’hotel (in cui devo levare i capelli dell’ospite precedente dal cuscino prima di usarlo) il personale se la tira e mi guarda come un poveraccio quando chiedo la password della wireless.
In camera (rigorosamente senza finestre) c’è solo la trapunta, senza lenzuolo. Allora mi chiedo…. perchè per dormire devo mettere l’aria condizionata a 12 gradi quando fuori ce ne sono 45?
I soliti sedicenti facchini mi hanno letteralmente strappato le valige di mano per portale in camera e pretendere una mancia.
Allungo 10 rupie a tutti. Uno, più furbo degli altri, entra ed esce dalla stanza più volte spacciandosi per due persone diverse e, approfittando  della mia stanchezza, si prende due mance. Capisco il suo giochetto quando quasi mi ride in faccia contento di avermi fregato.

La mattina facendo una NON-COLAZIONE (Grazie Raj per l’albergo del cazzo dove ci hai mandato) mi rendo conto che la tanto decantata “terrazza prospiciente Taj Mahal” è una vera bufala.
Nel senso… c’è una terrazza (punto A). C’è il Taj Mahal (punto B). Però si sono dimenticati di dire che tra questi due punti è stato costruito un mega cartellone pubblicitario (che aveva pure preso fuoco) che impedisce da A di vedere B. SU questo tema ho fatto un grafico che trovate qui sotto.
Un coglionazzo con indosso la divisa dell’albergo mi ha detto che se fossi salito ancora, arrampicandomi sul tetto (col rischio di volare di sotto) forse avrei visto meglio. Questo prezioso consiglio secondo lui meritava una lauta mancia (che non gli ho elargito).

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Poi via di corsa alla volta del Taj Mahal! Dopo una coda da concerto Rock sono arrivato ad un metal detector. Li mi hanno pure perquisito trovando BEN 4 biscotti OREO altamente vietati. Al solito: in India puoi portarti dietro un panetto di tritolo ma i cibi sono IN-TOL-LERA-BI-LI.
La guardia col fucile e baffoni mi dice che li devo mangiare li, davanti a lui, o li avrebbe buttati. diciamo che non me li sarei gustati quanto avrei voluto, così ho optato per la seconda scelta.

Passato il controllo continuiamo a camminare a quei 45 gradi che oramai sono la norma. Quando finalmente vedi dal vivo il Taj Mahal ti pare impossibile. Si staglia davanti a te e pensi di essere in una cartolina. Il cielo lo rende quasi verdognolo. La guida (un tizio all’apparenza simpatico che si è poi rivelato un pezzo di merda quando non ha gradito la mancia di 120 rupie gli ho dato) ci racconta la triste storia d’amore del Maraja e della sua terza moglie di origine iraniana.
Una volta entrati dentro, scalzi, tra le fiumane di gente, al buio e al caldo è possibile vedere la tomba del re e della sua amata regina. Vietato fare foto. Così quando uno di questi ceffi inizia a scattare col cellulare ci scappa la rissa con una guardia. Il tizio si guadagna seduta stante un paio di pezze in faccia per poi essere buttato fuori (letteralmente) a pedate, mentre piange come un vitello, dal nido d’amore del re e della regina proveniente dall’Iran.
Non vi nascondo che un po’ ho goduto a vedere quel signore di mezza età riempito di botte, una specie di transfert per tutte le mance, le ladronerie e le carognate che stiamo subendo.
Comunque il Taj Mahal BELLISSIMO!

Il pomeriggio una visita al bellissimo e rossissimo Agra Fort, fortezza/prigione del signore che ha fatto costruire il Taj Mahal. Pare che proprio il figlio lo abbia incarcerato per una questione di potere. Mah… sarà che sono di umore un po’ altalenante ma gli indiani di Agra mi stanno abbastanza sul cazzo.
E li mi sono preso la mia rivincita su Paola e tutte le volte che ho fatto da tappezzeria quando tizi indiavolati le scattavano foto a nastro ignorando totalmente il sottoscritto.
Dovete sapere infatti che se un indiano vede un occidentale vuole subito farsi una foto con lui. È un po’ una mania, come collezionare figurine. Alcuni te lo chiedono gentilmente, altri proprio a merda, perché sono stronzi. Sta di fatto che a me non mi fotografava quasi nessuno e tutte le attenzioni fino ad allora erano andate solo a Paola.
Comunque all’Agra Fort ho incontrato una comitiva dell’arci gay locale. Non vi dico! Mi sono sentito una star! Era pur l’ora!
Foto su Foto! Io mi abbracciavo tutti contento come una pasqua. Eccheccazzo! Hai capito Paola? Anche io sono famoso adesso!! :-p

Per finire siamo andati di là d’Arno, pardon deformazione professionale, di là del fiume che attraversa Agra, per vedere il Taj Mahal al tramonto. E’ il parco frequentato dal famoso fotografo Steve Maccurry. Serata gloriosa. Al tramonto il Taj Mahal appare quasi arancione!


La sera invece ceniamo nella bettola “a conduzione familiare” (causa ristrettezze economiche della truffa subita a Delhi) dove ci ha portato il nostra autista Arjun. Detta così suona bene ma era una merda e nemmeno così economica. Mentre eravamo li va via la luce e così mangiamo al caldo (chiaramente il condizionatore era saltato) e alla fioca luce di una lampadina di emergenza. Meglio: non vediamo cosa contengono i piatti.

Quello sarebbe stato l’ultimo giorno di “viaggio organizzato”, i successivi li avremmo fatti girando da soli, come avevamo pensato all’inizio, viaggiando in treno e in tuk tuk. Arjun (che comunque ci doveva portare alla stazione dei treni di Agra la mattina dopo) prima di salutarci ci chiede una LAUTA mancia. Ci dice che lui non viene pagato dall’ “agenzia” ed il suo compenso è solo la mancia che gli avremmo dato noi. Da un lato Arjun è stato un bravo autista ma dall’altro è difficile fidarsi di lui perché comunque fa parte della cricca di Raj e dei truffatori di Delhi. Con un pianto ed un lamento con Paola riusciamo a racimolare 60 euro (circa 4.600 rupie) e ci aggiungiamo anche un po’ di medicine (perchè sappiamo che sono merce pregiata). Arjun non è affatto contento, voleva MINIMO 100 euro (meglio 150) e così sto a discutere per quasi 40 minuti in cui gli dico chiaramente che so della truffa di cui siamo stati vittima. Non è stata sicuramente una conversazione piacevole.

Una volta in albergo (quello senza finestre) becchiamo un cameriere in ascensore. Questo ci saluta. “Namastè”, Ricambio cordialmente. Usciamo dall’ascensore. Anche lui. Andiamo alla nostra camera. Anche lui. Entriamo e lui si ferma davanti alla porta con la mano tesa. VOLEVA UNA MANCIA!!! Ma cosa cazzo vuoi??? Perché mi hai detto ciao? Ma VAI IN CULO! Gran soddisfazione quando gli sbatto la porta in faccia guardandolo negli occhi. 


 

La Gallery di Agra

 

Taj Mahal, il sogno di un amore

Il Taj Mahal è un mausoleo fatto costruire nel 1632 dall’imperatore moghul Shah Jahan in memoria della moglie preferita Arjumand Banu Begum[1], meglio conosciuta come Mumtaz Mahal
La terza moglie di Shah Jahan Arjumand conosciuta con il nome di Mumtaz Mahal, ( trad. la luce del palazzo) morì nel 1631 dando alla luce il quattordicesimo figlio dell’imperatore. L’imperatore così ordinò la costruzione del mausoleo per mantenere una delle quattro promesse che aveva fatto alla moglie quando ella era ancora in vita.
La prima promessa era di costruire un mausoleo per lei; la seconda, che non avrebbe dovuto sposarsi di nuovo; terza, essere gentile con i loro figli; e la quarta, quella di visitare la sua tomba ogni anniversario della sua morte.
I lavori di costruzione del mausoleo, iniziati nel 1632, durarono 22 anni per concludersi nel 1654. Tra le 20.000 persone che vi presero parte si contano anche numerosi artigiani provenienti dall’Iran.